Siccità ma zero dissalatori. I prezzi dell’acqua desalinizzata nel 2020 hanno registrato un nuovo record storico, arrivando a 1,5 dollari a metro cubo.
Il Governo è impegnato in questi giorni ad intervenire sulla grave siccità che sta colpendo l’Italia, puntando prevalentemente su misure di water saving e di efficientamento delle infrastrutture idriche. Tuttavia, esistono tecnologie consolidate in grado di “produrre” acqua e mitigare la sete dei territori: tra queste la desalinizzazione, processo attraverso il quale viene resa potabile l’acqua di mare.
Uno strumento che, però, non sembra godere dei favori dell’esecutivo: nella recente Legge “Salvamare” non solo non viene promosso, ma sembra addirittura essere penalizzato da un aggravio dell’iter autorizzativo. Un paper di Althesys e Acciona, dal titolo “La desalinizzazione, una risposta alla crisi idrica”, fa il punto sullo stato dell’arte nel mondo e sulle reali opportunità di questo tipo di soluzione.
“La dissalazione – spiega l’economista Alessandro Marangoni – costituisce oggi una risposta reale e attuabile in tempi brevi all’emergenza idrica: si tratta di una tecnologia industrialmente matura, economicamente competitiva e sostenibile grazie alla ricerca e alla complementarità con le energie rinnovabili. Nonostante le ragioni economiche e ambientali che la sostengono, questa soluzione viene invece frenata da un quadro normativo e socio-politico sfavorevole. Per svilupparla è pertanto necessaria una maggior attenzione da parte delle istituzioni e degli enti locali sul fronte infrastrutturale e un quadro normativo adeguato”.
Le opportunità e i costi della dissalazione
Complice la riduzione dei costi, il potenziale della dissalazione in Italia è enorme, tanto più che l’inasprimento dei fenomeni siccitosi e della desertificazione ne favoriranno lo sviluppo nei prossimi anni. Grazie al perfezionamento dei processi e allo sviluppo dei materiali si prevede, infatti, un’ulteriore diminuzione dei prezzi: se, nel 2019, erano scesi per la prima volta sotto i 3 dollari (tra investimento, gestione ed energia elettrica), il 2020 ha visto un nuovo record storico, con il prezzo che si è attestato a 1,5 dollari al metro cubo. Dal punto di vista energetico, poi, la desalinizzazione può offrire forti sinergie con le rinnovabili: le zone aride, dove i dissalatori sono più usati, sono anche quelle con il maggior irraggiamento solare e quindi più adatte al fotovoltaico. L’unione tra impianti di dissalazione, generazione solare, eolica, CSP e termoelettrica permette di limitare le emissioni, ridurre i costi energetici e la loro volatilità legata ai combustibili.
La corsa nel mondo, anche in Europa
La desalinizzazione ha conosciuto nell’ultimo mezzo secolo una forte crescita, con un tasso medio dell’8% annuo. Al 2020, la desalinizzazione è impiegata in 183 Paesi; quasi la metà della capacità totale (47,5%) è installata nei Paesi del Medio Oriente. Globalmente sono operativi circa 16.000 impianti, per una capacità totale di oltre 78 milioni di metri cubi al giorno. In Europa, sono soprattutto i Paesi mediterranei quelli interessati alla desalinizzazione, che infatti ha conosciuto un notevole sviluppo soprattutto in Spagna, dove al 2021 risultano installati circa 765 impianti. Tra questi, anche installazioni di grande taglia al servizio di aree urbane importanti, come nel caso di Barcellona.
La situazione in Italia
L’Italia presenta caratteristiche ideali per lo sviluppo della desalinizzazione: molte aree soggette a scarsità cronica di acqua e una linea costiera tra le più ampie al mondo, eppure da noi la desalinizzazione conta oggi solo per lo 0,1% dei prelievi idrici complessivi.
Non solo: nelle isole la desalinizzazione in situ è assai più conveniente del trasporto.
Il costo dell’acqua desalinizzata si attesta infatti sui 2-3 €/m3, mentre il prezzo di un metro cubo di acqua trasportata via nave si aggira su livelli molto più alti, circa 13-14 euro. Molte isole, soprattutto in Sicilia, Toscana e Lazio, hanno già iniziato a dotarsi di impianti di desalinizzazione. La maggior parte di quelli presenti nelle principali isole italiane è stata costruita dopo il 2005. Ricordiamo che il PNRR individua quattro voci di investimenti con lo scopo di “garantire la sicurezza dell’approvvigionamento e la gestione sostenibile delle risorse idriche lungo l’intero ciclo” per risorse totali di 4,38 miliardi di euro, circa 51% nel Mezzogiorno (Missione 2 Componente 4), delle quali poco meno della metà sono dedicate ad “infrastrutture idriche primarie per la sicurezza dell’approvvigionamento idrico”.
Con il 97% dell’acqua disponibile sulla Terra di origine marina, la desalinizzazione può giocare un ruolo di primo piano nella lotta alla siccità. Una tecnologia di questo tipo, dato il susseguirsi di fenomeni estremi di calura nei periodi estivi, dovrebbe essere presa in considerazione e sostenuta tra le soluzioni necessarie ad incrementare le riserve idriche potenziali.
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