Emergenza occupazione 2009: ripresa difficile, molto dipende dal mondo politico. Intervento di Giovanni Arletti, Presidente CHIMAR, Vice Presidente Confindustria Modena Supponiamo che, se non l’economia globale, almeno le sue principali componenti non siano più in caduta libera, come affermano ora la maggioranza degli economisti, e dei governi e degli istituti internazionali, e che nel 2010 inizi una sia pur lenta, e faticosa ripresa.
Che lezione dovremo trarre da quasi trent’anni di finanza incontrollata?
Senza dubbio, la prima considerazione che mi viene in mente è che dovremo giocare meno in borsa ed utilizzare le risorse per produrre di più. La finanza continuerà ad avere un ruolo cruciale, ma regolamentata, e i capitali dovranno essere investiti non più in speculazioni ma nel lavoro: questo sarà un grande passo in avanti che ci permetterà di abbandonare la ricchezza virtuale, ritornando alla ricchezza reale. Se in America Obama è pronto a riformare il sistema creando occupazione al di fuori dal sistema finanziario, e per fare questo si appresta a riformare l’istruzione e la sanità, punti di riferimento del welfare state, è necessario iniziare a parlare di rivoluzione post industriale, che rivitalizzi il sistema manifatturiero, cardine dell’economia.
Ma come?
Ad esempio, quando si parla di auto, si deve parlare di vetture elettriche, o di carburanti alternativi, comunque a bassi consumi. Quando si parla di energia, si deve parlare di energia pulita e rinnovabile, come quella eolica o solare, e cosi via.
Ma in Italia che cosa stiamo facendo?
Stiamo parlando dei dialetti, dell’Inno Nazionale, delle cariche in Rai. La perdita di competitività del sistema Italia è il tema sul quale le forze sociali del paese sono chiamate a concentrarsi. Il posto di lavoro a rischio per tanti è uno dei temi veri dei quali desidereremmo sentire parlare.
Il mondo dell’Industria è in prima linea
Più volte ha richiamato le istituzioni al doveroso impegno a tutela del comparto produttivo nazionale.
Gli Imprenditori si sono trovati il maggior crollo della produzione e degli ordinativi degli ultimi 30 anni ed una criticità crescente nella gestione dei rapporti con il sistema creditizio.
La crisi finirà, questo è certo, ma noi saremo in grado di agganciare la ripresa?
Per il momento abbiamo davanti un autunno difficile; dopo le ferie molte imprese chiuderanno, e chi rimarrà dovrà ristrutturarsi. Il Governo dovrà rifinanziare gli ammortizzatori sociali e ridurre le tasse sulle buste paga, abbassando tasse e contributi per i lavoratori dipendenti.
Diamo atto a questo Governo di avere fatto quanto possibile per evitare guai peggiori, tenendo un occhio sul debito pubblico, però non possiamo sentirci dire che non ci sono risorse.
E’ ora che si taglino le Province, e tutti quegli sprechi a cui il mondo politico è abituato, quei benefici che si sono costruiti nel tempo sulle spalle di chi produce reddito, degli operai stessi. Chi lavora in questi anni ha prodotto un reddito che il mondo politico si è distribuito sotto varie forme.
In questi giorni sono stati pubblicati gli stipendi dei dipendenti e dei dirigenti pubblici…
Ho visto cose da fare rabbrividire: nelle provincie cosi come nei comuni gli stipendi sono di cinque volte superi a quelli di un operaio o di un impiegato.
Ma come è possibile che chi produce reddito non arriva a fine mese e chi dà servizi vive agiatamente… ma la cosa non dovrebbe essere ribaltata?
Non possiamo pensare di vincere la sfida della crescita senza spingere la classe politica, tutta, ad affrontare i temi di fondo, le riforme per alleggerire la pesante macchina dello stato, che però non deve voler dire peggiorare i servizi, anzi!
Le imprese sotto la pressione dalla crisi si ristrutturano e cercano di migliorare i prodotti ed essere più efficienti.
Chi opera nel settore pubblico non può pensare che a fronte del taglio delle entrate debba corrispondere un abbassamento del livello dei servizi.
L’ottica deve essere quella delle imprese: contenimento dei costi, eliminazione degli sprechi e maggior produttività ed efficienza. Quindi le Pubbliche Amministrazioni prendano esempio dalle aziende dove chi è in grado di innovare guadagna anche meno.
Se non sapremo fare questo, la ripresa non sarà per noi.