Ufficio da Abitare con Jean Nouvel ai Saloni 2013, l’edizione numero 52 del Salone Internazionale del Mobile – dal 9 al 14 aprile a Fiera Milano, Rho – che presenterà un importante progetto firmato da uno dei nomi più illustri dell’architettura, Jean Nouvel, Pritzker Prize 2008. “Vorrei qui presentare un progetto di libertà, provare a opporre alla segregazione urbana e allo zoning altri luoghi per lavorare”.
Questa la dichiarazione di intenti dell’architetto francese al quale Cosmit ha commissionato un grande progetto dedicato ai Saloni interpretando le profonde trasformazioni che hanno contraddistinto, negli ultimi anni, il mondo dello spazio da abitare e dello spazio di lavoro. In un’area speciale, all’interno del padiglione 24 dedicato al SaloneUfficio, Jean Nouvel esplorerà le possibilità attuali del costruito attraverso i principi liberatori del rifiuto di spazi clonati, chiusi e ripetitivi e suggerendo alle aziende espositrici nuove formule di aggregazione per affrontare con maggiore forza il mercato interno e quello internazionale.
È alla fine degli anni Ottanta che Jean Nouvel costruisce il suo primo edificio per uffici, l’agenzia pubblicitaria CLMBBDO nella banlieue parigina, sviluppando i principali temi della sua personalissima visione dello spazio di lavoro: mobilità, convivialità, piacere, gioco, apertura tanto verso l’interno quanto verso l’esterno. “Tra 30 o 40 anni saremo stupiti di constatare quali condizioni invivibili propongono la maggior parte degli uffici di oggi”, dichiara Jean Nouvel. “Cloni caricaturali, standardizzazione, totalitarismo, non potranno mai suggerire il minimo piacere di vivere in un ufficio”.
E sono proprio la nozione del piacere del vivere in un ambiente di lavoro, la ricerca di nuovi materiali e di nuove tecnologie per realizzare soluzioni confortevoli, efficienti e rispettose dell’uomo e dell’ambiente quelle che “Progetto: ufficio da abitare” vuole far emergere. Abitare gli uffici come si abita la propria casa, la propria città, perché si abitano i luoghi dove si lavora tanto quanto dove si vive e ognuno ha diritto a piccoli piaceri – la regolazione della luce, le inquadrature, le viste – e a esprimersi attraverso i propri mobili od oggetti. “Non si lavora esclusivamente in ufficio. Si può lavorare e lavoreremo sempre di più in un appartamento, nel nostro appartamento, in un capannone riconvertito – afferma l’architetto.
E se lavorassimo in un grattacielo per uffici, bisognerebbe inventare spazi impregnati di generosità, che accolgano universi e personalizzazioni di ciascuno”.
“Progetto: ufficio da abitare” presenta alcune situazioni di lavoro in pieno contrasto con la segregazione urbana e la clonazione funzionale. Il ruolo dell’architetto – usando le parole di Jean Nouvel – è quello di interpretare le mutazioni tecniche, culturali e sociali contemporanee e proporre un linguaggio poetico, un progetto di libertà.