Tensioni geopolitiche e difficoltà economiche frenano la crescita. Secondo la comunità internazionale, guerre ed elezioni possono causare instabilità a livello mondiale, mentre inflazione e ritardi del Pnrr condizionano le prospettive economiche dell’Italia
La complessità del panorama politico globale
Secondo le opinioni del panel di esperti Aibe, raccolte nel mese di aprile 2024, sono due i fattori chiave che potrebbero influenzare significativamente le dinamiche della comunità internazionale: la possibile rielezione di Trump alle elezioni presidenziali americane (per il 61,4%) e l’eventuale vittoria sul campo della Russia nei confronti dell’Ucraina (per il 52,6%).
Il panel attribuisce rilievo anche al protrarsi della guerra in Palestina (24,6%), specialmente in virtù degli sviluppi recenti legati alle tensioni con l’Iran, sollevando interrogativi sulla possibile escalation e sull’estensione del coinvolgimento regionale.
Parallelamente, preoccupa il rischio di un conflitto che vede coinvolta Taiwan e la sua indipendenza.
È quanto emerge dall’«Osservatorio sull’attrattività dell’Italia presso gli investitori esteri» (Rapporto di primavera 2024) realizzato dal Censis per Aibe (Associazione Italiana delle Banche Estere) a partire dalle opinioni di un panel di esperti internazionali (istituzioni e società finanziarie, aziende multinazionali, strutture di consulenza professionale, stampa economica estera).
Come sarà l’Unione europea dopo le elezioni di giugno?
Le elezioni europee del giugno 2024 assumono un’importanza fondamentale, poiché delineeranno il percorso futuro dell’Ue e la sua capacità di prosperare, o meno, in un mondo tutt’altro che stabile dal punto di vista politico e da quello economico.
Su questo piano, le opinioni degli esperti sulle prossime elezioni per il nuovo Parlamento europeo rivelano che meno di un terzo (29,8%) è ottimista e considera le elezioni come una possibile svolta epocale nella costruzione dell’Unione europea.
Al contrario, il 42,1% è piuttosto pessimista, mentre il 28,1% non si sente in grado di esprimere un’opinione definitiva sulla questione.
La convinzione di una parte degli esperti che le prossime elezioni possano segnare un momento epocale nella costruzione dell’Unione Europea è alimentata principalmente dalla prospettiva di una vittoria degli schieramenti europeisti.
Si prevede che tale vittoria rafforzi gli sforzi di riforma dell’Ue e promuova l’adozione di politiche comuni in settori cruciali come la difesa, la politica fiscale e la gestione della doppia transizione.
Considerando il livello di incertezza nel continente europeo e nelle regioni circostanti che si è creato negli ultimi due anni, il 43,9% del panel sottolinea la necessità prioritaria, nel prossimo mandato legislativo, di un rafforzamento dell’attenzione delle istituzioni europee verso il completamento della politica europea di Difesa Comune.
Tale iniziativa, da lungo tempo contemplata, appare oggi come cruciale per il progresso e l’unità dell’Unione europea.
Nonostante il Consiglio europeo si presenti ancora una volta diviso sulla possibilità di finanziare le nuove sfide che si presentano con un nuovo debito emesso direttamente dall’Ue, la maggior parte degli esperti ritiene che l’emissione di debito pubblico europeo (Eurobond) rappresenti una strategia preferenziale (53,6%).
Inflazione e ritardi del Pnrr condizionano le prospettive economiche dell’Italia
Tra gli eventi e i fenomeni che potrebbero condizionare prevalentemente la situazione economica e finanziaria dell’Italia nel corso del 2024, le opinioni raccolte presso il panel Aibe convergono soprattutto su due fattori: il protrarsi dell’inflazione (57,9%) e i ritardi nell’attuazione del Pnrr (56,1%).
L’inflazione costante potrebbe infatti erodere il potere d’acquisto delle famiglie, limitando la spesa e frenando l’attività economica del Paese.
Allo stesso tempo, i ritardi nell’attuazione del Pnrr e delle riforme attese potrebbero compromettere gli investimenti e la competitività dell’Italia sul lungo periodo, rallentando il processo di ripresa economica.
Minacce non poco importanti sono anche i prezzi delle materie prime e dell’energia, ancora elevati, indicato dal 40,4%, ma anche l’entrata in recessione della Germania, indicato dal 36,8%, considerando gli effetti che si produrranno sulle imprese italiane legate all’industria tedesca.
Preoccupa anche il ritorno del Patto di Stabilità e di Crescita e il rischio deflattivo per contenere il deficit e il debito pubblico (33,3%).