Resettare il sistema delle élite con le armi del lavoro, l’intrapresa, il voto. Confortato dal Salmo ’90, si dovrebbero avere alcune “certezze”:
1- Il sistema capitalistico nel quale viviamo (dicono basato sulla meritocrazia) è il meno peggio.
2- Il sistema di nomina dei governanti, mediante elezioni popolari, purtroppo è quello che è (penso agli orrendi Porcellum, Italicum, Senatus), ma questo passa il convento.
3- La Grande Crisi ha evidenziato che le élite che ci governano sono vecchie, fruste, conservatrici.
4- E’ forse arrivato il tempo di “resettare” il tutto? Penso di sì.
Negli ultimi secoli le rivoluzioni e le guerre sono state il mezzo per “resettare” il passato, sostituire le classi dirigenti, riprendere la crescita. Sono nato nel dopo guerra (1947).
La seconda guerra mondiale spazzò via i gerarchi
Noi riprendemmo con entusiasmo una vita finalmente basata sul lavoro e sull’intrapresa.
Troppo presto uscirono di scena gli unici due Padri della Patria, De Gasperi e Einaudi (i soli rimasti sempre in flanella), e l’incantesimo cessò.
Nel ’68, i figli di quella stessa borghesia al potere si confezionarono una rivoluzione a loro immagine e somiglianza, che però non riuscì bloccare il loro naturale processo degenerativo.
Ripiombammo per decenni nel mondo della “Banca Romana”, che permane tuttora (vedi Expo), ma costoro sono sempre lì, e pontificano pure.
Ora, stanno passando il testimone ai successori, dei giovani forse peggiori di loro. Nel frattempo, osservo il degrado delle leadership di un Paese, gli Stati Uniti. Presto, Obama cesserà il suo mandato, sarà sostituito da uno peggio di lui. I candidati infatti sono Hillary Clinton (se Monica Lewinsky lo permetterà) o Jeff Bush.
Neppure all’epoca dei Borgia si era arrivati a tanto.
Perché stupirsi se là si rafforzano i Tea Party e qua i partiti “contro”, facenti capo a leader confusi, che però interpretano sentimenti autentici di rabbia, di rivolta, come Nick Griffin, Marine Le Pen, Beppe Grillo, Matteo Salvini e altri.
Oltretutto costoro hanno la fortuna che l’establishment europeo oppone loro individui politicamente orrendi, come Martin Schulz e Jean-Claude Juncker.
E in Italia? Una tristezza
Col regime precedente i servi sciocchi di B. se la prendevano con i magistrati, perché nei periodi preelettorali arrestavano presunti corrotti. Allora, i loro avversari ripetevano: “lasciate lavorare i magistrati, la giustizia faccia il suo corso”.
Ora, col nuovo regime, i servi sciocchi di R. invitano i magistrati a soprassedere al loro lavoro, “per non favorire i partiti anti sistema”.
Allora si dovrebbe concludere che siamo senza futuro?
No, io sono fiducioso sul nostro futuro, e proprio la Grande Crisi (sia benedetta) ci aiuterà.
Incontro tante persone e sono felice che stia aumentando il numero di coloro che stanno capendo come essa possa trasformarsi in opportunità.
La Grande Crisi la dobbiamo superare da soli, con le nostre forze, non certo accettare le ridicole ricette della Troika, ascoltare il Buddha di Francoforte o la buffonesca proposta della “patrimoniale planetaria” del guru franco-marxista, ma “cavalcandola”, facendo intrapresa, mettendo in comune esperienze e risorse, come si fece nel dopoguerra.
Ci sono tanti piccoli segnali da raccontare
Ne cito due che li riassume:
Sto partecipando attivamente alla crescita di una “business comunity”, nata nel ventre del progetto di Economia di Comunione: si chiama AIPEC, riunisce Imprenditori e non, focalizzata su un settore strategico, l’Impresa.
C’è un Movimento politico per l’Unità focalizzato su un nuovo modo di fare politica, che mette al centro il bene comune, ambedue figli del Movimento dei Focolari che ha perso la propria Mamma Chiara Lubich, ma il seme è ben piantato.
All’inizio era un gruppo di sostenitori, ora sta crescendo, perché chi ci lavora è umile ma determinato, nulla chiede alla politica o allo Stato.
Ci siamo detti che non esistono “start up” vincenti senza “uomini start up”, individui abituati a vivere in ambienti psicologicamente sani, capaci di “cavalcare i problemi”, lavorare tanto, guadagnare poco, parlare poco.
Questa è l’unica rivoluzione seria da praticare: “resettare” il sistema delle élite, senza nessun altra arma che il lavoro, l’intrapresa, il voto.
Ed essere sempre e comunque Ápoti.
Autore: Giovanni Arletti