Nelle piccole e medie imprese 85% nuovi posti di lavoro. Tra il 2002 e il 2010 le piccole e medie imprese (PMI) hanno contribuito per l’85% alla creazione netta di posti di lavoro1 nell’Unione europea. Questa percentuale è nettamente superiore a quella (67%) corrispondente alla quota delle PMI rispetto all’occupazione totale. Nel corso di questo periodo l’occupazione netta nell’economia di mercato è notevolmente aumentata, in media di 1,1 milioni di posti di lavoro all’anno.
È quanto emerge da uno studio sul contributo delle PMI alla creazione di occupazione presentato oggi dalla Commissione europea.
Nelle PMI il tasso annuo di crescita dell’occupazione è stato dell’1%, mentre nelle grandi imprese è stato solo dello 0,5%. Fa eccezione il settore commerciale, in cui l’occupazione è aumentata nelle PMI dello 0,7% all’anno contro il 2,2% delle grandi imprese, in conseguenza del forte sviluppo delle grandi imprese commerciali, in particolare nel comparto della vendita, manutenzione e riparazione di autoveicoli.
Tra le PMI si deve alle microimprese (con meno di 10 dipendenti) il contributo maggiore (58%) alla crescita netta complessiva dell’occupazione nell’economia di mercato.
A creare occupazione sono in netta maggioranza le nuove imprese (con meno di cinque anni di vita). Le nuove imprese che operano nel settore dei servizi alle imprese hanno creato oltre un quarto (27%) dei nuovi posti di lavoro, mentre quelle che hanno contribuito di meno sono state quelle del settore dei trasporti e delle comunicazioni (6%).
Il vicepresidente della Commissione Antonio Tajani, responsabile per l’imprenditoria e l’industria, ha dichiarato: “In questo momento critico per l’economia europea le piccole e medie imprese si confermano come la fonte principale di nuova occupazione.
Il contributo essenziale che danno alla creazione di posti di lavoro mette in evidenza la loro più che mai decisiva importanza nell’economia e la necessità di agire, ad ogni livello, per sostenerle. Le piccole e le nuove imprese sono senza dubbio la chiave del rilancio della crescita economica”.
Le piccole imprese risentono di più degli effetti negativi della crisi
Dall’indagine appare che, se la crisi economica ha lasciato il suo segno sulle imprese di ogni dimensione, sono le microimprese a risentirne maggiormente i contraccolpi. Per effetto della crisi economica del 2009/2010, i posti di lavoro nelle PMI sono diminuiti del 2,4% in media annua, contro lo 0,95% per le grandi imprese.
L’evoluzione dell’occupazione è stata ancora negativa nel 2010, ma le previsioni per il 2011 erano, al momento dell’indagine, in miglioramento. La quota delle imprese nelle quali erano previsti licenziamenti nel 2011 era inferiore a quella delle imprese in cui nel 2010 ci sono stati licenziamenti.
Oltre agli effetti sull’occupazione, l’effetto negativo della crisi sulle imprese di gran lunga più importante è il calo della domanda complessiva dei loro prodotti e servizi (menzionato dal 62% delle imprese), seguito dall’aumento dei ritardi nei pagamenti dei clienti (48% delle imprese) e dalla mancanza di liquidità (31%).
L’innovazione, un’arma contro la crisi
L’innovazione sembra avere effetti positivi: le imprese innovative e quelle dei paesi più innovativi conoscono più spesso una crescita dell’occupazione e presentano tassi di crescita dell’occupazione più elevati.
L’indagine mette in luce che le PMI o società innovative che operano in economie più innovative hanno sofferto meno della crisi economica. Per esempio, mentre il calo della domanda generale è indicato dal 70% delle imprese nei paesi che sono considerati innovatori “modesti”, la percentuale scende al 45% nei paesi “leader” nell’innovazione2.
Qualità dei posti di lavoro nelle PMI
Lo studio distingue due dimensioni della qualità: qualità dell’occupazione e qualità del lavoro. In media è vero che i posti di lavoro nelle piccole imprese sono meno produttivi, meno retribuiti e meno sindacalizzati rispetto alle grandi imprese. Tuttavia, le microimprese dichiarano di disporre di un vantaggio competitivo rispetto ai loro concorrenti per quanto riguarda aspetti quali l’ambiente di lavoro, la possibilità di conciliare vita professionale e vita familiare e gli orari di lavoro.
Lo studio fa parte del progetto “SME Performance Review” e si basa su un’indagine condotta presso le imprese alla fine del 2010 nei 27 Stati membri dell’ UE e in 10 paesi partecipanti al programma Imprenditorialità e innovazione (Albania, Croazia, Islanda, Israele, Liechtenstein, ex Repubblica iugoslava di Macedonia, Montenegro, Norvegia, Serbia e Turchia).
http://ec.europa.eu/enterprise/policies/sme/facts-figures-analysis/performance-review/index_en.htm