Il tetto questo sconosciuto! Di un’area produttiva si è soliti considerare le aree scoperte e le aree coperte. Di queste, la Superficie Utile Netta SUN consiste nel totale dei pavimenti effettivamente adibiti alla produzione del reddito, siano essi stabilimenti, uffici o piazzali.
Il tetto è la superficie di protezione delle attività svolte nelle aree coperte.
Ci si ricorda dell’esistenza del tetto quando… comincia a piovere nei locali interni.
Tutto ciò fino a ieri
Oggi anche le superfici di copertura sono diventate superfici produttive, con la presenza degli impianti di evacuazione fumi, le RTU Roof-Top Unit e, soprattutto, degli impianti fotovoltaici.
I tetti industriali devono quindi garantire durata e affidabilità e devono essere adeguati alle normative di sicurezza, usufruire di manutenzione costante e preventiva, linee vita o parapetti per la salvaguardia degli operatori.
Tetti a falde a doppia pendenza
Tra le varie tipologie di tetti industriali si trovano quelli a doppia pendenza, a bassa inclinazione, costituiti da strutture in ferro e/o in cemento armato prefabbricato.
Su queste tipologie si posano generalmente lamiere grecate o pannelli coibentati.
E’ consigliabile l’impiego di lamiere di acciaio e non di alluminio perché le dilatazioni dell’alluminio potrebbero mettere sotto stress il pannello stesso compromettendone la durata e l’impermeabilità.
Tetti piani con guaina
Molte strutture industriali sono realizzate con solette piane e impermeabilizzate con guaina. Le condizioni meteorologiche delle nostre zone sottopongono le impermeabilizzazioni a severi stress causando un veloce deterioramento del manto.
Gli interventi di manutenzione e ripristino tradizionali prevedono l’applicazione di un nuovo strato di guaina bituminosa sopra l’esistente, oppure la rimozione dello strato deteriorato e il rifacimento dello stesso con o senza inserimento di isolante.
Una seconda soluzione è quella di mantenere lo strato isolante deteriorato, che funge da barriera vapore, per montare una struttura leggera soprastante di lamiere grecate, creando delle falde in leggera pendenza.
Una terza soluzione, adatta specialmente se sono presenti sul tetto impianti tecnici che rendono difficile l’intervento con metodi tradizionali (impossibilità di usare fiamme libere vicino a linee elettriche o moduli fotovoltaici e difficoltà di accesso in spazi angusti tra i macchinari) consiste nell’applicazione di resine sopra il vecchio manto impermeabile, che consentono facilità di stesura del prodotto in ogni parte del tetto, anche in mezzo a macchinari e impianti elettrici. Si utilizza questo sistema anche per il ripristino dell’impermeabilizzazione dei vecchi canali di gronda in guaina ammalorata.
Tetti in fibrocemento
Si tratta di coperture a grandi lastre, perlopiù ondulate, costituite da un impasto di cemento ed altri materiali fibrosi che apportano caratteristica di flessibilità e maggiore resistenza agli eventi atmosferici avversi.
Essendo in commercio molte tipologie di questi materiali, con diversi componenti più o meno di qualità, è necessario mantenere sotto controllo periodico il grado di deterioramento, per evitare infiltrazioni piovane dovute a screpolature e fessurazioni delle lastre ondulate, che si moltiplicano con velocità crescente, generando gravi danni agli ambienti sottostanti.
Gli interventi di riqualificazione prevedono o la rimozione e sostituzione con pannelli in lamiera grecata oppure, in casi di minore danneggiamento, la stesura di resine idrorepellenti che tamponano la microfessurazione.
Tetti in “Baraclit”
Questo sistema di copertura è costituito dallo strato superficiale dei tegoli prefabbricati, realizzati in cemento fibroso, il quale svolge la funzione di protezione dalle intemperie senza l’ausilio di un ulteriore manto impermeabilizzante sovrastante.
Tale soluzione costruttiva, pur garantendo una buona resistenza meccanica, risulta particolarmente esposta all’azione combinata degli agenti atmosferici. L’effetto erodente dell’acqua piovana, associato ai cicli di gelo e disgelo, unitamente alla continua esposizione ai raggi ultravioletti, determina nel tempo la formazione di microfessurazioni superficiali che, se non adeguatamente trattate, possono evolversi in fratture più ampie, compromettendo l’impermeabilità della copertura e favorendo il passaggio dell’acqua all’interno degli ambienti sottostanti.
Tetti in amianto (o “Eternit”)
Le lastre in cemento-amianto (comunemente chiamate Eternit dal marchio del maggior produttore europeo) sono presenti da decenni nei tetti dei nostri edifici con profilo ondulato e profilo piano.
La fibra da amianto, essendo minerale, che è immarcescibile e moderatamente elastica, conferisce alle lastre elevata resistenza meccanica ed atmosferica.
Il governo, con la legge 257 /92, ha vietato la produzione e la commercializzazione di prodotti contenenti amianto (compresi gli immobili). La presenza di qualsiasi tipo di amianto deve essere bonificata secondo le leggi vigenti e, soprattutto, secondo la sicurezza della salute umana.
La sua pericolosità è causata dalle caratteristiche chimico fisiche e dalla dimensione delle fibre minerali, lunghe e sottili che, quando si spezzano, se inalate, si conficcano nei polmoni da dove è impossibile espellerle. Restando inglobate negli alveoli, creano prima irritazione, successivamente muco e in seguito si sviluppa il tumore della pleura.
Per approfondire: https://byinnovation.eu/amianto-asbesto-eternit-ospite-tossico-nei-tetti/
La scala “alla marinara”
Un fattore indicativo sul concetto del “tetto, questo sconosciuto” è che molti edifici non sono neppure dotati di strutture permanenti di accesso alle coperture. Questo testimonia il poco interesse che si dedica ancora all’importanza di manutenere i tetti che, a causa degli eventi atmosferici sempre più estremi, sono soggetti a stress fisici che andrebbero monitorati costantemente.
Una struttura economica e poco invasiva, anche se scomoda per l’accesso, è la cosiddetta “scala marinara”, che deve comunque essere certificata per la sicurezza di chi la utilizza.
Presidi per l’accesso in sicurezza ai tetti
Per muoversi sui tetti, sono obbligatori sistemi di ancoraggio a cui agganciarsi: le linee vita devono essere progettate, installate e certificate da professionisti abilitati e riconosciuti dagli enti preposti. Inoltre, tali apparati devono essere periodicamente collaudati e rinnovate le certificazioni di idoneità.
In alternativa, possono essere considerati sicuri per coloro che lavorano in quota i parapetti perimetrali, purché alti almeno 1 metro.
Monetizzare anche l'”asset immobiliare tetto”
Lo sfruttamento delle superfici di copertura non più soltanto come elemento edilizio protettivo per le attività produttive sottostanti, ma anche come nuove aree produttive esse stesse, raddoppierà la redditività dell’immobile grazie all’installazione di nuovi impianti come quelli fotovoltaici per generare l’energia necessaria per le attività dello stabilimento e renderà l’impresa parzialmente autonoma dalle speculazioni del mercato energetico.
SmartEfficiency interviene con i propri tecnici e le imprese specializzate per risolvere tutti i tipi di problematiche presenti sulle coperture, nel rigoroso rispetto delle normative, anche propedeutiche alle installazioni degli impianti fotovoltaici.
SmartEfficiency è un pool di imprese produttrici e di installazione, di istituti finanziari, di professionisti, per affiancare gli imprenditori ed i manager per migliorare le performance energetiche delle proprie aziende. Gli interventi mirati nelle aree produttive strategiche raggiungono il livello di efficienza con le migliori soluzioni tecnologiche e finanziarie.
SmartEfficiency ha fatto parte dei tavoli di lavoro con ENEA nel 2016 per il perfezionamento delle Direttive sulla Diagnosi Energetica nel settore Retail e per la Commissione Europea nel 2017 sulle Comunità Energetiche SMARTER EMC2.
Le attività industriali di SmartEfficiency sono affiancate dall’attività di comunicazione del brand BYinnovation che promuove le best practices innovative e di sostenibilità delle aziende clienti e di tutto il sistema produttivo italiano.
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