Conciliare tempi di vita e di lavoro non deve più essere solo una questione di “genere”, ma è un nodo importante per un maggior benessere per le famiglie, per la soddisfazione dei lavoratori, per una maggiore produttività nelle imprese che la applicano.
Dunque serve un intervento strutturale sulla definizione di norme effettivamente paritarie, sulla formazione (dalla scuola alle imprese) e sulla comunicazione delle best practices.
Sono queste le conclusioni “operative” che la Commissione Pari Opportunità della Regione del Veneto ha tratto dallo studio condotto Fondazione Nord Est su percorsi, idee e proposte di conciliazione in regione.
L’analisi intitolata “Il Tempo ritrovato” – presentata a Padova in un workshop operativo – affronta con un taglio pragmatico i nodi cruciali che attualmente condizionano (in primis culturalmente) le effettive possibilità di parità e lancia alcune sfide.
Obiettivi della conciliazione
Il documento della Commissione propone le linee guida per una evoluzione nel senso della conciliazione, che diventa lo strumento:
– un maggiore benessere per le famiglie in cui entrambi i genitori sono liberi di lavorare garantendo un doppio reddito;
– un maggiore benessere per le famiglie monoparentali che avrebbero una migliore prospettiva da flessibilità lavorativa e servizi efficienti;
– una maggiore soddisfazione dei lavoratori nelle imprese in cui si attua;
– una maggiore produttività nelle imprese che adattano politiche di welfare aziendale;
– la possibilità di gestire gli anziani in famiglia garantendo loro maggiore benessere e una riduzione dei costi sociali;
– maggiore parità lavorativa e sociale per uomini e donne.
Tre linee di proposta
Per raggiungere gli obiettivi, serve una politica di sistema.
Definire norme per la parità di genere per superare lo svantaggio delle donne nei luoghi di rappresentanza e ai vertici istituzionali e aziendale.
Si propongono norme per una più ampia partecipazione degli uomini ai compiti di cura dei bambini (obbligo dei congedi di paternità, dell’equilibrio di genere nel part time).
Formazione al cambiamento di cultura attraverso l’educazione dei bambini e dei formatori, portando esempi diversi di gestione dei ruoli familiari.
E formazione nelle imprese, coinvolgendo consulenti del lavoro o commercialisti, per fare della conciliazione un fattore di competitività. L’orientamento scolastico ha una funzione importante.
Comunicazione esperienze e best practice esistenti offrendo evidenza al benessere che deriva per le famiglie, le imprese e i territori dai processi di parità.
Alcuni nodi cruciali per lo sviluppo di una effettiva parità
Organizzazione > azioni coordinate e sistematiche in un progetto armonizzazione dei tempi di vita e di lavoro: dagli orari degli uffici ai flussi della mobilità, dal welfare agli orari scolastici, dai trasporti alla flessibilità contrattuale
– Servizi: sebbene la valutazione sulla qualità in Veneto sia fortemente positiva, emergono alcune criticità e soprattutto disomogeneità su organizzazione, orari, costi, tipologia.
E va ripensata la relazione tra servizi pubblici e servizi privati, con il pubblico chiamato ad avocare a sé l’organizzazione e il coordinamento dei servizi necessari senza investire il volontariato di responsabilità eccessive, mentre vanno incentivate le esperienze private positive.
– Risorse: con il calo delle risorse pubbliche e private, che incide anche sul livello di servizi garantiti, è necessario finanziare le leggi a favore della conciliazione e della parità perché nel medio periodo questo si vedrà la ricaduta sulla capacità di generare reddito.
Quindi meno complessità e burocrazia, fondi concessi con un meccenismo analogo a quelli per l’innovazione, agevolazioni fiscali per i servizi mirati al sostegno della famiglia.
– Soggetti: si prevede un coinvolgimento di tutti gli attori – famiglia, scuola, imprese, professionisti, associazioni di categoria e sindacati, volontariato, enti locali, Stato – con l’attivazione di “connettori di rete” che facilitino la diffusione delle buone pratiche e il metodo della politica di sistema, attraverso tavoli di lavoro e di condivisione. Dunque un cambiamento che parta dal basso.
IL TEMPO RITROVATO – L’ANALISI
Il rapporto “Il tempo ritrovato. Percorsi, idee e proposte di conciliazione in Veneto” – promosso dalla Commissione Pari Opportunità della Regione del Veneto e realizzata dalla Fondazione Nord Est a partire da un’indagine su un campione di 819 famiglie venete – ha indagato sulla gestione dei tempi di vita della famiglia e del lavoro sia nell’ambito personale, che nel contesto sociale lavorativo.
I risultati danno uno spaccato in evoluzione, ma nettamente migliorabile.
È unanime e condivisa tra uomini e donne l’opinione che una migliore possibilità di conciliare la famiglia e il lavoro permetterebbe una maggiore partecipazione delle donne alla vita economica (92,5%), una loro più ampia possibilità di raggiungere posizioni di vertice (90,5%) e una quota più elevata di donne imprenditrici (88,5%).
Tre quarti dei veneti ritiene, inoltre, che favorire la conciliazione potrebbe anche avere effetti positivi sulla natalità.
Le famiglie venete necessitano, quindi, di trovare un equilibrio nella gestione dei tempi lavorativi e in quelli da dedicare alla famiglia in modo da permettere la realizzazione delle aspirazioni, la partecipazione ad attività di interesse e per prendersi adeguatamente cura dei propri cari.
In questa logica, tre sono le azioni ritenute prioritarie dal campione nell’ambito dei servizi offerti alla collettività: una maggiore coerenza dei loro orari rispetto a quelli del lavoro (24,8%), un loro minore costo possibilmente più adeguato alle retribuzioni (23,5%) e una loro più capillare presenza sul territorio (23,2%).
Sul fronte lavorativo, invece, due sole questioni raccolgono più del 70% delle indicazioni: la maggiore disponibilità delle imprese a concedere orari flessibili e una più ampia possibilità di ottenere il part time.
Il primo elemento che rende difficile la conciliazione è legato al lavoro, al fatto che rispetto alle necessità familiari e personali gli orari e l’organizzazione stessa del lavoro sono troppo rigidi (21,5%), segue il tema del welfare e dei servizi di cura (14,3%), mentre l’ambito familiare appare la causa minoritaria di criticità (9,5%).
Nonostante nei nuclei familiari veneti risulti esserci una buona condivisione nella gestione delle incombenze familiari (in particolare i figli per il 50,4%), appare evidente una disparità di distribuzione dei compiti che grava in particolare sulle donne, anche se lavoratrici (che si occupano della gestione dei collaboratori domestici nel 61,6% dei casi, della cura della casa per il 60,4%, della preparazione dei pasti per il 59,1% e della cura dei genitori anziani per il 51,0%).
Al problema le famiglie venete hanno finora ovviato grazie a efficienti reti familiari e amicali: oltre il 40% può contare infatti su genitori e fratelli, il 46,2% su amici e il 35,7% sui vicini per far fronte alle necessità quotidiane.
Sul fronte della realizzazione professionale l’evento familiare che più influisce negativamente sul lavoro e sulla carriera è la nascita dei figli (33,2%) e, successivamente, la presenza di bambini piccoli (29,1%).
La scelta tra famiglia e lavoro, pertanto, sembra ancora una tendenza diffusa tra le famiglie venete: quasi due veneti su cinque hanno scelto di non essere attivi sul mercato del lavoro per prendersi cura della famiglia (il 27,6% sono donne e il 16% uomini).
Numerosi elementi determinano una difficoltà oggettiva di conciliazione lavoro e famiglia, ma due in particolare sono le questioni critiche: le retribuzioni non sufficienti a permettere di affidare a terzi la cura della famiglia, dei bambini e altri (baby sitter, asili nido, badanti…) come indica il 68,0% del campione, dall’altro l’eccessivo impegno richiesto dal lavoro sia in termini di tempo, che di risorse fisiche e intellettuali (57,9%).
Altri fattori sono riconducibili a questioni organizzative (il 45%), il problema del pendolarismo (45,8%) o la possibilità di ottenere un orario ridotto (44,6%), sia come possibilità, a quanto sembra avversata dai datori di lavoro, di permettere ai propri dipendenti di gestire in modo più autonomo e flessibile i propri tempi di lavoro (43,1%).