Transparency International: corruzione in green Economy. Si chiude con la presentazione degli esiti della ricerca “Corruzione e frode nella Green Economy” la prima parte del Progetto Green Clean Market (Protecting the Green Sector Market from Corruption and Fraud), sostenuto nell’ambito della Siemens Integrity Initiative, promosso e coordinato da Transparency International Italia con il supporto del centro studi RiSSC, la partecipazione del Servizio Anticorruzione e Trasparenza del Dipartimento della Funzione Pubblica e il Patrocinio del Ministero dell’Ambiente.
Si avvia nel frattempo la seconda fase del progetto, che durerà indicativamente da gennaio 2014 a dicembre 2015, con le azioni attuative nelle nove aree-pilota in cui soggetti pubblici e privati hanno adottato uno specifico documento di indirizzo su tale tematica. Le azioni sono in esecuzione delle 21 Raccomandazioni messe a punto da Transparency International sulla base dei dati emersi dalla ricerca e illustrate lo scorso 15 dicembre in occasione del Forum Nazionale “Green Clean Market” a Milano. Le aree-pilota sono i territori di Siracusa, Bari, Salerno, Pisa, Torino, Milano, Padova, Trento, Bolzano; altre aree potranno aggregarsi.
La ricerca si è prefissata di enucleare le principali criticità nelle correlazioni fra green economy e corruzione, si è focalizzate soprattutto sui segmenti delle energie rinnovabili e della logistica e mobilità di merci e persone.
I numeri e i casi toccati fanno emergere un quadro preoccupante della situazione: la presidente di Transparency International Italia, Maria Teresa Brassiolo, da pochi giorni insignita del prestigioso Premio Ambrogino d’Oro a Milano, ha colto l’occasione per sottolineare che: “La Green-Economy rappresenta il futuro e la chiave principale per la ripresa dell’Italia: è proprio sui settori ad alta innovazione che dobbiamo concentrare gli sforzi per creare mercati puliti, corretti ed efficienti, proteggendoli da infiltrazioni criminali che, purtroppo, sono già presenti o rischiano di insinuarsi creando serissimi danni sociali”.
La ricerca infatti mette in evidenza, oltre alla molteplicità di cause sia geolocalizzate che globali, la diversità delle problematiche all’interno della Green Economy, data dall’ampiezza degli ambiti e la differenza delle specificità dei singoli settori (logistica, IT, agroalimentare, energie rinnovabili, biomasse, bioedilizia, chimica, etc.), ad ognuno dei quali servono analisi approfondite e strumenti dedicati costruiti ad hoc da attivare attraverso piani condivisi di contrasto e azioni in parallelo concertate all’interno dei vari Sistemi (Sistema Normativo, Sistema Impresa, Sistema Stakeholders).
Illustrata da Valentina Scioneri e Lorenzo Segato, del RISSC presso la Fondazione Giannino Bassetti, la presentazione della ricerca è stata l’occasione per lo svolgersi di un seminario a inviti nell’area-pilota di Milano. A condurre i lavori della sessione sulle strategie pubblico-privato Paolo Bertaccini Bonoli, coordinatore dell’iniziativa CGM per Transparency International Italia. E’ ormai un dato di fatto acquisito che lo sviluppo delle energie rinnovabili (FER), sostenuta con uno stanziamento significativo di incentivi, finanziamenti ed agevolazioni fiscali, soprattutto nel periodo 2005-2010 in particolare nell’eolico e nel fotovoltaico, ha creato un sistema speculativo e criminale alimentato dagli interessi di soggetti spregiudicati, sia pubblici sia privati, che hanno saputo sfruttare le opportunità e le vulnerabilità intrinseche al sistema, per ottenere guadagni ingenti e rapidi, a discapito della legalità e della concorrenza leale tra le imprese.
La criminalità organizzata tradizionale immediatamente colto le potenzialità offerte dalle energie rinnovabili, sia per consolidare il proprio potere politico a livello territoriale sia per ottenere vantaggi per le aziende controllate, rinforzando così una realtà criminale sempre più strutturata e radicata a livello locale, al sud come al nord.
La corruzione nel 2011 ha consumato 2,5 milioni di MW prodotti da fonti rinnovabili, oscurando 30 milioni di metri quadri di fotovoltaico, pari al fabbisogno annuo di 800.000 famiglie. Lo scenario attuale presenta una minaccia soprattutto nelle nuove fonti energetiche emergenti, quali le biomasse.
Per quel che riguarda la logistica e la mobilità, i risultati sono stati differenti in quanto hanno fatto risaltare che la disponibilità relativa di fondi pubblici e soprattutto la mancanza di sistemi di elargizione a bassa selezione (es. incentivi), ha limitato la nascita di nuovi ed estesi fenomeni corruttivi e fraudolenti, registrati invece nel settore delle energie rinnovabili. Nella logistica si conclamano i fenomeni di dumping sociale, sfruttamento del lavoro nero e di manodopera clandestina, violazioni della normativa a tutela della sicurezza sul lavoro, atti di concorrenza sleale attuati attraverso cartelli di imprese e accordi sui prezzi da praticare per orientare gli appalti, si intrecciano con gli interessi del crimine organizzato che, da tempo, è attivo soprattutto nella logistica di basso livello. L’infiltrazione in questo settore permette, infatti, non solo di generare profitti attraverso attività apparentemente lecite, ma anche di riciclare il denaro sporco e di creare efficienti sinergie con le attività di traffico (es. droga, armi, TLE…) e le attività intraprese in altri settori-chiave dell’economia mafiosa, quali le costruzioni, il movimento terra e la realizzazione di lavori edili collegati ad appalti nel settore pubblico.
Per la centralità del ruolo della mobilità invece le scelte e dell’iniziativa pubblica rappresenta il maggior driver di rischio criminale di questo settore perché limita e condiziona l’iniziativa privata, aprendo a forme di illegalità alimentate spesso dalla commistione/conflitto di interessi, dalla disponibilità dei politici e degli amministratori locali a ricevere denaro (o benefici di altra natura) per tutelare interessi individuali o di piccoli gruppi, orientando o manovrando di conseguenza anche l’attività istituzionale. In alcune aree del Paese, poi, esiste una correlazione diretta tra criminalità organizzata ed aziende municipalizzate.
Quadro che si evince chiaramente dall’indice Quality of Governance, che specifica ancor meglio il CPI appena uscito in cui l’Italia è al 69° posto. La corruzione in Italia, più che in altri paesi, è caratterizzata da una grande differenziazione a livello regionale. Nel 2013 è stata condotta un’ampia indagine sul fenomeno della corruzione in Europa, con più di 8400 interviste in Italia. Il grafico che segue rappresenta il livello di Quality of Governement, ovvero l’esperienza reale di corruzione a livello regionale in Italia.
L’ambito economico più funzionale alla sostenibilità in cui risulta essere più radicato il rischio di corruzione e di frode è quello delle infrastrutture e delle grandi opere.
Nel breve-medio termine, le opportunità criminali saranno legate in particolare ai fondi di provenienza comunitaria e, nello specifico, alle situazioni in cui l’allocazione e la spendita delle risorse saranno contingentate da scadenze imminenti.
La seconda parte del progetto, si espleta in tutta la sua operatività e concretezza nella messa in opera di soluzioni e adozioni mirate per contrastare il quadro sopra descritto. L’iniziativa prosegue infatti per i prossimi due anni in 9 identificate aree-pilota, che si attiveranno a partire da gennaio 2014, secondo i principi delle “collective actions” che promuovono il coinvolgimento e la partecipazione attiva della società civile, delle istituzioni, delle imprese, del sistema educativo e universitario, dei media, rispetto a specifiche tematiche.
Gli attori del Pubblico/Privato coinvolti per ogni area si opereranno per l’applicazione graduale di protocolli di protezione dell’integrità dei mercati della green economy – le “21 mosse”- e di declinazioni della legge 190/2012 in temi specifici, pur focalizzandosi in maniera concertata su formazione, adozione di strumenti di contrasto, ottimizzazioni normative, indagini di approfondimento: Pubblic Procurement (Siracusa), Smart City (Torino), Finanza (Milano), Attrazione degli Investimenti (Salerno), Collaborazione mediterranea (Bari), Regolazione dei Mercati (Pisa), Focus su PMI (Padova), Collaborazioni infra-istituzinali (Bolzano), Ruolo delle Professioni nella prevenzione (Trento).
Il progetto dunque mira a sensibilizzare soggetti pubblici e privati per una maggior presa di coscienza del problema nelle sue dimensioni reali e misurabili da parte di tutti gli attori del processo stesso, ovvero le istituzioni, le imprese e le associazioni di categoria, al fine di focalizzarsi nella definizione delle misure mirate e attuazione di politiche preventive, senza dimenticare l’importanza della creazione di un contesto di consapevolezza e supporto nell’opinione pubblica.