Slow Fiber amplia il suo network di aziende. L’interesse per Slow Fiber cresce e la rivoluzione sostenibile all’insegna di un tessile Buono, Sano, Pulito, Giusto e Durevole che promuove conquista nuove aziende, oltre ad essere il filo conduttore dell’edizione 2023 di Filo.
Figlio dell’associazione Slow Food, che da anni è impegnata a promuovere un cibo buono, pulito e giusto per tutti, Slow Fiber propone lo stesso percorso e gli stessi valori nell’ambito del vestire e dell’arredamento, e quindi di rapporto con il corpo e con il bello, inteso anche come etico, giusto e misurato.
Dal fortunato incontro tra Slow Food Italia e venti virtuose del tessile del territorio nazionale è nato il Network di Slow Fiber.
Dopo il successo ottenuto a maggio con il suo lancio, il progetto ha attirato l’attenzione di molte realtà legate al mondo del tessile e dei filati.
Tanto che lo slancio verso questo cambio di paradigma produttivo all’insegna della sostenibilità promosso dal Manifesto di Slow Fiber è diventato il tema centrale della 60ma edizione di Filo, la rassegna internazionale B2B di filati e fibre, tenutasi a Milano il 20 e 21 settembre.
La cerimonia di apertura della 60a edizione di Filo è stata dedicata al “Tessile Buono, Sano, Pulito, Giusto e Durevole: Slow Fiber”. Di questo tema ne ha discusso Dario Casalini, fondatore di Slow Fiber, con ospiti prestigiosi in rappresentanza del mondo imprenditoriale e istituzionale.
“Compriamo troppo e sprechiamo più che mai: non solo in campo alimentare, con il cibo che dovrebbe nutrirci e invece non arriva nemmeno sulle nostre tavole, ma anche nel settore dell’abbigliamento e dell’arredamento, nell’ambito di quella che ormai viene definita a ragione fast fashion. Il percorso intrapreso da Slow Fiber e Slow Food Italia permette a tutti noi di ripensare il nostro posto nel mondo, per abbandonare un pensiero e un linguaggio predatori, a favore di una consapevole umiltà: quella che si prova di fronte a maestosi spettacoli naturali, di fronte ad un’intensa percezione di bellezza che ci fa presagire un senso di giustezza” afferma Barbara Nappini, presidente di Slow Food Italia.
Questo interesse verso un nuovo futuro del mondo del tessile ha portato anche delle aziende già impegnate nella sostenibilità e attente alla qualità del prodotto a voler aderire alla rete di Slow Fiber.
In particolare, sono tre le nuove aziende che si sono unite al Network di Slow Fiber e ne condividono i valori fondativi: Albini Group, Botto Giuseppe, Finissaggio e Tintoria Ferraris.
Esse rispettano i requisiti necessari per poter entrare a far parte del Network, che consistono in KPI qualitativi e quantitativi, oltre a rientrare a pieno titolo nella tassonomia propria a marchio Slow Fiber costruita sulla base degli indicatori globali di eticità, sostenibilità e responsabilità sociale (ESG, SDGs e GRI). Questa autoregolamentazione da parte delle aziende, dichiarata nel Manifesto di Slow Fiber, ha il duplice scopo di allinearle nei processi di sostenibilità e di supportare i nuovi aderenti nella realizzazione di percorsi chiari, trasparenti, misurabili.
Albini Group è una delle aziende diventate sostenitori ufficiali di Slow Fiber. “Condividiamo i medesimi valori del progetto nel promuovere la sostenibilità e l’etica del settore tessile, per una filiera più responsabile” dichiarano. L’obiettivo è dimostrare che è possibile creare tessuti che non siano solo belli, ma anche di alta qualità, durevoli e responsabili. Il tutto nel rispetto verso i dipendenti, i clienti e l’ambiente. Albini Group si impegna a mantenere elevati standard di produzione creando prodotti di altissima qualità che durano nel tempo, ma che promuovano anche la sostenibilità ambientale riducendo gli sprechi e il proprio impatto.
Per l’azienda Finissaggio e Tintoria Ferraris Slow Fiber rappresenta il futuro. “Gli investimenti che facciamo sono volti a continuare un cammino iniziato 60 anni fa che viene tramandato di padre in figlio per le prossime generazioni e che ha al centro i valori che sono racchiusi in Slow Fiber”. L’azienda nasce come nobilitazione di tessuti in lana e con gli anni si sviluppa su altre tipologie e fibre, ma mantenendo un’alta attenzione e cura per il dettaglio. L’etica che li muove nasce dal profondo rispetto verso il territorio che li ospita, verso le persone che contribuiscono tutti i giorni a perseguire i loro scopi: “l’esempio che tutti insieme possiamo dare può contribuire a migliorare il contesto nel quale operiamo” affermano.
Per Botto Giuseppe e Figli la scelta di aderire a Slowfiber è “coerente con la visione sulla moda sostenibile che l’azienda persegue con l’intento di instaurare un rapporto armonioso sia con l’ambiente che con le persone in un sistema di piena e assoluta trasparenza”. L’azienda, fondata nel 1876 e oggi alla quarta generazione, lavora lana, seta e cashmere per produrre tessuti e filati destinati ai brand della moda e del lusso. L’alta qualità si coniuga ad un’economia incentrata sulla circolarità, sul riciclo e sull’ottimizzazione dei costi energetici. Tutto nell’ottica di promuovere l’uso dell’energia da fonti rinnovabili, come quella solare e idroelettrica. Botto Giuseppe e Figli si fa portavoce dei valori e della diffusione della cultura sostenibile, a favore anche delle generazioni future e rimane fedele alla centralità del suo ruolo come player importante del lusso Made in Italy per la comunità dei clienti e dei fornitori sia in Italia che all’estero.
La rete Slow Fiber cresce in Italia
Queste tre realtà si uniscono alle altre sedici aziende virtuose del tessile che aderiscono già a Slow Fiber e che fin dall’inizio hanno costituito la rete consolidata che, tramite l’incontro con Slow Food, ha portato alla nascita del progetto.
Tali realtà sono: Oscalito, l’Opificio, Quagliotti, Remmert, Pettinatura Di Verrone, Tintoria 2000, Angelo Vasino Spa, Olcese Ferrari, Tintoria Felli, Manifattura Tessile Di Nole, Holding Moda, Lane Cardate, Italfil, Pattern, Maglificio Maggia, Vitale Barberis Canonico, Albini Group, Botto Giuseppe, Finissaggio e Tintoria Ferraris.
L’obiettivo comune a tutte queste aziende sta nella volontà di creare prodotti belli, sani, puliti, giusti e durevoli, nel rispetto dell’ecosistema e della dignità dei lavoratori.
Inoltre, Slow Fiber si impegna attivamente nell’accompagnare le aziende che vogliono prendere parte al cambiamento nel percorso verso la sostenibilità dei loro sistemi di produzione.
Questo perché la forza di Slow Fiber risiede proprio nella rete delle imprese del tessile italiano che attraverso il proprio operare dimostrano che è possibile creare prodotti per il vestire e l’arredare che siano non solo belli e sani, ma anche puliti perché l’impatto ambientale dei processi produttivi è ridotto e giusti perché rispettano i diritti dei lavoratori.
Slow Fiber è una rete in continua espansione, che punta a coinvolgere il maggior numero di aziende possibili per realizzare concretamente un cambiamento positivo nel mondo del tessile.
Oggi, infatti, ci troviamo immersi in uno stile di vita consumistico e all’insegna del fast-fashion, entrambi modelli che hanno portato ad uno sfruttamento delle persone e alla distruzione dell’ambiente e degli ecosistemi.
Come sostiene Dario Casalini fondatore di Slow Fiber: “La sostenibilità ambientale e sociale dei prodotti e dei modelli industriali di produzione si è trasformata in brevissimo tempo da opportunità di vero cambiamento a occasione di marketing e comunicazione (spesso semplice greenwashing) e oggi rischia di degenerare, attraverso un complesso florilegio di certificazioni ambientali e normative europee, in green-dumping.
Nel tentativo di correggere le deviazioni della globalizzazione e della delocalizzazione del tessile, si impongono costi sempre maggiori a realtà industriali virtuose che da sempre applicano i principi del buono, sano, pulito, giusto e durevole ma il cui valore distintivo rispetto al modello fast fashion sfugge alla misurazione e non è rispecchiato dalle certificazioni esistenti.
Inoltre è fondamentale e non più rinviabile elaborare un nuovo modello che ponga eguale importanza e attenzione al come vengono realizzati i prodotti rispetto alla loro estetica e funzionalità.
Il soddisfacimento di un bisogno espresso dalla collettività non richiede più una qualsiasi risposta, ma ammette solo risposte e soluzioni che siano buone, sane, pulite, giuste e durevoli lunga tutta la filiera di produzione e tali valori devono essere espressi e rappresentati nel prodotto tessile finale”.
È in questo contesto che è nata l’idea di costruire una rete di aziende che operano nella filiera del tessile con l’obiettivo di promuovere un cambiamento produttivo e culturale nel settore, rendendolo più sostenibile e promuovendo un consumo più consapevole e responsabile.