Ibarra CEO di Wind auspica unica società per sviluppo reti, per colmare il ritardo dell’Italia nel digitale occorre puntare sulla rete in fibra su cui il Paese è ancora indietro.
Bisogna pianificare oggi gli investimenti che serviranno in futuro. Per questo l’ideale sarebbe una società della rete in cui tutti gli operatori possano portare un contributo a determinate condizioni.
Lo ha sottolineato l’amministratore delegato di Wind, Maximo Ibarra, intervenuto a un convegno sul tema del digitale al Meeting di Cl a Rimini. Secondo Ibarra il ritardo italiano nel digitale “è legato a quanti investimenti devo fare oggi affinché tra dieci anni ci troviamo in una situazione allineata alle esigenze dei clienti.
Quando faccio riferimento a una prestazione da parte della telefonia fissa, o mobile, per i megabit di velocità, oggi siamo perfettamente nelle condizioni di poter soddisfare queste esigenze.
Il problema è che per poter pianificare il futuro bisogna fare altri investimenti oggi, in questo istante, soprattutto per quanto riguarda la rete in fibra dove c’è un ritardo dell’Italia rispetto altre economie del mondo, per poter affrontare le esigenze di un domani”.
Ci sono però le condizioni per “colmare questo gap molto in fretta” spiega l’ad di Wind. “Noi siamo un operatore di riferimento – dice -. Ovviamente non spetta a Wind Infostrada il ruolo più importante per la costruzione di una infrastruttura in fibra per l’Italia. Penso che questo ovviamente coinvolgerà tutti gli operatori del settore e non solo.
Noi siamo favorevoli a una società della rete importante dove anche un operatore come Infostrada possa conferire dei propri asset”. Le condizioni perché si realizzi questo processo sono, però, sottolinea Wind una governance autonoma e indipendente, parità di accesso per tutti gli operatori e garanzia della competizione sul fisso.
“Auspico – conclude Ibarra – che ci sia questa Società delle Reti dove possa esserci una partnership con società che hanno interesse nel poter fare investimenti con ritorni tipici di una società di ente pubblico, e nel quale gli operatori alternativi non solo l’operatore ex monopolista possano contribuire con i proprio asset e investimenti.
Credo che questo sia un investimento nazionale non si può parlare di un investimento di un’unica azienda”.