Ecosistemi a rischio collasso. Allarme biodiversità per ricadute economiche. Il 22 maggio si celebra la Giornata Mondiale della Biodiversità.
Un momento di riflessione, ma anche di preoccupazione poiché un quinto dei Paesi rischia di vedere il proprio ecosistema collassare a causa del declino delle biodiversità.
Lo spiega un indice di Swiss Re, la prima compagnia di riassicurazione al mondo, che lancia un ulteriore allarme sul piano economico visto che il 55% del pil globale dipende proprio dal corretto funzionamento degli ecosistemi naturali e, quindi, dalla tutela della biodiversità.
In particolare, 39 Paesi del mondo hanno ecosistemi che versano in condizioni critiche su almeno un terzo del loro territorio, tra cui il nostro. Secondo l’indice, in fondo alla classifica si trovano Malta, Israele, Cipro, Bahrain e Kazakistan.
L’Italia è diciottesima, comunque nei peggiori venti e la quinta più a rischio nell’Eurozona (dopo Malta, Grecia, Spagna e Belgio). Tra le economie del G20, Sudafrica e Australia sono i Paesi più fragili. Inoltre, Paesi con una forte dipendenza dai settori agricoli, come Kenya e Nigeria, sono suscettibili di shock devastante. Tra i Paesi con gli ecosistemi più intatti ci sono Brasile e Indonesia.
L’indice realizzato dallo Swiss Re Institute, che tecnicamente si chiama BES (Biodiversity Ecosystem Services), permette alle aziende e ai governi di tenere conto nel processo decisionale del valore della biodiversità e gli effetti negativi sull’economia di una sua riduzione. Quest’ultima provoca effetti negativi su fornitura di cibo, accesso all’acqua, qualità dell’aria: tutti elementi vitali per mantenere la salute e la stabilità delle società e delle economie. I problemi più gravi si riscontrano in merito a scarsità di risorse idriche, erosione costiera e impollinazione.
“Cambiamento climatico e perdita di biodiversità sono due sfide gemelle che non rappresentano solo un rischio ambientale – dice Christoph Nabholz, Swiss Re’s Chief Research Officer – ma influenzano il funzionamento complessivo dei Paesi e le loro economie. Serve intervenire subito per proteggere la biodiversità della Terra, poiché un numero considerevole di paesi è sempre più a rischio di essere sconvolto”.
“Se l’umanità perde l’ambiente naturale come base per la vita, l’evoluzione, il cibo, il riparo, l’approvvigionamento medico, l’ispirazione culturale e religiosa, cosa rimane? Vivremmo in un mondo ancora più colpito da condizioni meteorologiche estreme, perdita di mezzi di sussistenza e scarsità di cibo” aggiunge Oliver Schelske, Swiss Re Institute Natural Assets & ESG Research Lead. “Possiamo lavorare insieme contro la perdita della biodiversità naturale, per esempio, proteggendo le barriere coralline, le mangrovie o investendo in infrastrutture verdi o ecologiche”.
ph. © Enrico Rainero