Economia dei dati personali è conosciuta come il “petrolio” del ventunesimo secolo. La rivoluzione digitale e mobile ha portato alla possibilità di monetizzare i dati personali per lo sviluppo di nuovi servizi personalizzati e per creare nuovi flussi di entrate. Un nuovo studio del ConsumerLab di Ericsson dimostra che tra i consumatori è ancora bassa la consapevolezza di come le loro informazioni siano condivise, ma allo stesso tempo raramente i “big data”, in forma anonima, sono percepiti come un problema.
Nella società moderna, le aziende e le organizzazioni hanno una possibilità senza precedenti di raccogliere e utilizzare i dati personali degli utenti.
Ma i consumatori comprendono e percepiscono il valore dei loro dati personali? Lo scopo dello studio Personal Information Economy è quello di descrivere i bisogni, i comportamenti e gli atteggiamenti dei consumatori riguardo ai propri dati personali, intesi come una risorsa fondamentale.
Le principali conclusioni Lo studio rivela che oltre il 50% dei consumatori sono consapevoli che i loro dati personali sono raccolti per finalità commerciali. Ma il perché, come e precisamente cosa viene utilizzato, è oscuro alla maggior parte di loro. Nello specifico il 53% dei consumatori è consapevole che ciò avvenga da parte degli operatori di telecomunicazioni e il 52% da parte di social network come Facebook e LinkedIn.
Percentuali che in Italia salgono rispettivamente al 63% e 57%. Il 44% dei consumatori permetterebbe alle aziende di usare le loro informazioni personali per ricevere un’offerta ritagliata sulle proprie esigenze (la percentuale scende al 41% in Italia), mentre il 41% lo farebbe per migliorare gli attuali servizi e per svilupparne nuovi (identica percentuale in Italia).
Solo il 5% dei consumatori (in Italia scendiamo al 4%) acconsentirebbe alla vendita delle proprie informazioni personali ad altre aziende. Rispetto alla possibilità di condividere online i propri dati personali senza controllo su chi potrebbe prenderne visione, per il 73% dei consumatori i maggiori timori riguardano informazioni o file contenuti nel proprio PC o smartphone (68% in Italia) e, a seguire, per il 67% degli intervistati (65% degli italiani intervistati) i dati sanitari.
Queste preoccupazioni diminuiscono quando i consumatori riescono a vedere un chiaro e consapevole beneficio nel condividerli. Coinvolgere i consumatori chiedendo loro l’autorizzazione, aumenta la fiducia e la volontà di condividere le informazioni personali. La trasparenza, o in altre parole, la comunicazione di come le informazioni personali vengono utilizzate, migliora la considerazione dei consumatori verso l’azienda. In una società connessa, dove miliardi i dispositivi connessi e i relativi servizi generano informazioni, l’intero ecosistema crescerà di importanza.
Informazioni sul Report
La ricerca qualitativa è stata condotta negli Stati uniti e in Europa, attraverso interviste d’approfondimento con consumatori ed esperti. Inoltre, è stato organizzato un workshop esplorativo con studenti. La ricerca quantitativa è basata sulla piattaforma analitica del ConsumerLab con 23.000 interviste online condotte con persone tra i 15 e i 69 anni in Australia, Brasile, Cina, Germania, Hong Kong, India, Indonesia, Italia, Giappone, Russia, Corea del Sud, Regno Unito, Ucraina e Stati Uniti a Maggio 2012.
Il ConsumerLab Ericsson acquisisce i dati attraverso un programma di ricerca sui consumatori a livello globale basato su 100.000 interviste individuali effettuate ogni anno in oltre 40 Paesi e 15 megalopoli, rappresentativi statisticamente di circa 1,1 miliardi di individui. Sono utilizzati sia metodi quantitativi sia metodi qualitativi e centinaia di ore vengono impiegate con consumatori di diverse culture
www.ericsson.com/res/docs/2013/consumerlab/personal-information-economy.pdf